Si può vincere una guerra in due e forse anche da soli,.., ma è più difficile cambiare un’idea. Cosi una canzone degli anni ’80.
Nessuno
può sapere come finirà questa storia, che pure – non c’è dubbio – ha
messo in moto e stravolto il contesto. Ma una cosa è mettere in moto, come si è soliti
dire, e un’altra è arrivare interi e indenni fino a dove si è deciso di andare,
senza abbandonare o sbattere.
Attenti,
fuori da ogni metafora, qui il pensiero procede in terza persona, perché pur
essendo parte della situazione, del contesto, faccio finta di ragionare su qualcosa
di estraneo. E questo estraneo, che è altro da me e da voi, si chiama “contesto o ambiente”. Da
sempre, in pratica.
All’origine
era stato un nome insignificante, una lacrima di malanimo inghiottita tra tutte
quelle che tocca ingoiare fin da bambini. Invece di soffrirci sopra, cosa che non serve mai a niente e a nessuno,
quel sostantivo era penetrato nel cuore, e si era impresso come un tatuaggio. Tutti
i rimproveri, se accettati con una certa dose d’indifferenza, alla fine divengono opportunità, occasioni. A ben guardare,
non si può contare su niente di più sicuro.
Così,
grazie all’insulto, il contesto comincia a guardare a sé stesso come ad un
estraneo, ad altro, esistendo e nello stesso tempo riflettendo sulla sua vita
dal punto di vista di un investigatore.
D’altra
parte, pensa il contesto, addestrato a riflettere,
nemmeno osservare dal di fuori
significa comprendere. Così come il primo che passa può farsi un’idea inesatta di te,
puoi essere fuorviato dal tuo stesso riflesso in uno specchio. Di noi e degli altri non
conosciamo che l’apparenza, e questa esteriorità la chiamiamo vita. Però la vera vita, chi può sostenere di
conoscerla?
Contesto: periferia di una provincia del sud del mondo.
Cos’è
questa periferia? E’ un luogo del mondo e, se vogliamo usare la razionalità,
come tutti i luoghi della terra ne è il centro rigoroso, l’ombelico. Un luogo del mondo è quel posto dove la bontà
umana è messa alla prova ogni giorno, ogni ora, ogni minuto: dall’insensibilità
e dall’astuzia e, in mancanza d’altro, dal chiaro e semplice scorrere
del tempo che per tutti gli esseri umani, è il più irreparabile degli affronti.
La dignità umana è un pugnale tagliente, che
però va afferrato dalla parte della lama, stringendo energicamente. Non c’è un’impugnatura,
non è mai esistita: è questa la difficoltà, questo è il difetto. Altrimenti la terra
sarebbe affollata di semidei, di virtuosi,
di saggi. Invece, ed è sotto gli occhi di tutti, il pianeta è quasi interamente
popolato di umili e infelici, tutti attaccati alla ruota della fortuna che trasforma
i primi nei secondi e viceversa.
Qui,
quasi tutte le case sembrano incomplete, senza un tetto, senza una fine, come una
qualunque costruzione abusiva, identica a migliaia di altre, metafora di una
nuova Torre di Babele da punire per la sua superbia.
La
verità è che tutto è bello/brutto, una pellicola uniforme di bellezza/bruttezza
si stende come plastica adesiva e scintillante su ogni cosa, su questa
periferia e in tutta questa inutile, ingiustificata bellezza/bruttezza c’è il rischio
che non si riesce a comprendere pienamente, ad afferrare con le parole. Tanto vale, allora, non farsene un
problema inutile!??!
Tutte le
relazioni sono filtrate, non si spegne mai il televisore, come se da lí provenisse
l’aria o il senso necessario a orientarsi nel groviglio della realtà. E’ sempre
accesa o silenziosa, come un angelo custode fatto di azzurre luci.
Le notizie
sono date a gente preparata a farsi delle idee. Ma a che serve avere idee? È un
male fatto di pensieri inutili su eventi che non provengono, in realtà, da nessuno.
Con le loro idee, molti esseri
umani s’ingannano di essere migliori delle bestie, che quasi certamente non sono
mai state accarezzate, dall’ombra di una riflessione. Chi ascolta le notizie,
invece, si crea il più brutto dei destini, diventando schiavo delle falsità che
egli stesso desidera. Non capisce che ogni idea del mondo lo logora, lo rende
ancora più limitato e debole di quello che già è.
Oggi volevo
dare inizio ad un nuovo racconto, a dire quello che avevo da dire, non sapendo
bene cosa. «Oggi» è un semplice modo di dire
Perché
se è vero che ogni luogo è l’ombelico del mondo, è ugualmente vero che la più banale
delle date è la custodia di tutti i tempi. Se ripetiamo nella testa la parola
oggi, riusciamo a percepire in quel ronzio così breve la vibrazione di ciò che
è sempre stato.
Il mio sogno è un taglio netto a
tutto, e voglio che sia più reale; potrei stare ore ed ore a parlare al
silenzio ma è più difficile cambiare un' idea. Cosi la
canzone anni ’80.
Mi abbandono, mi assento dalla confusione; nel liquido cosmico la commozione, in un vitale respiro. Perdo l'istinto di conservazione, nella sospensione mi sento sereno e mi ricongiungo nel respiro di ogni cosa. Tendo l'orecchio al giorno nascente, di tutto e di niente s'intende il mio corpo.
Asato maa sad gamaia tamaso maa jiotir gamaia (Portami dal falso al vero, dal buio alla luce).
Lungo la strada, ricordo i miei anni in penombra, i tumulti lontani non hanno più presa non ho più pretese, va avanti da sè il mio rapporto con gli eventi. Mi nutro con nettare antico; ristoro le membra, e nell'abisso di sempre ritrovo me stesso e ciò che ho sempre cercato il destino è segnato. Cosi una canzone anni ’90.
Questo ha capito il contesto, poco o tanto che sia!
Mi abbandono, mi assento dalla confusione; nel liquido cosmico la commozione, in un vitale respiro. Perdo l'istinto di conservazione, nella sospensione mi sento sereno e mi ricongiungo nel respiro di ogni cosa. Tendo l'orecchio al giorno nascente, di tutto e di niente s'intende il mio corpo.
Asato maa sad gamaia tamaso maa jiotir gamaia (Portami dal falso al vero, dal buio alla luce).
Lungo la strada, ricordo i miei anni in penombra, i tumulti lontani non hanno più presa non ho più pretese, va avanti da sè il mio rapporto con gli eventi. Mi nutro con nettare antico; ristoro le membra, e nell'abisso di sempre ritrovo me stesso e ciò che ho sempre cercato il destino è segnato. Cosi una canzone anni ’90.
Questo ha capito il contesto, poco o tanto che sia!
Nessun commento:
Posta un commento