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giovedì 16 febbraio 2017

Sproporzionata comunicazione: comunico che sto comunicando!

Scrivere è un'attività complessa: è, insieme, preferire l'immaginario e voler comunicare; in queste due scelte si manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti. Per pretendere di sostituire un universo inventato al mondo esistente, bisogna rifiutare aggressivamente quest'ultimo: chiunque vi stia dentro e pensi che tutto va bene, non si metterà certo a scrivere. Ma il desiderio di comunicazione presuppone che ci si interessi agli altri; anche se nel rapporto di chi scrive con l'umanità entra dell'inimicizia e del disprezzo. 

Simone de Beauvoir

Il dio che regalò la parola all’uomo era un dio offeso: gli tolse la conoscenza e lo costrinse a inventare dei nomi per designare le cose che gli stavano attorno. Lo lasciò solo e per quanto l’uomo costruisse parole, gli fu presto chiaro che non sarebbe mai riuscito a trovarne a sufficienza per descrivere tutto il mondo dentro il quale era stato gettato. Anzi, con il passare del tempo, più l’uomo costruiva parole, più perdeva la conoscenza degli oggetti cui esse erano riferite. Le parole finirono con il sostituirsi al significato e parlare solo di se stesse. L’uomo rimase prigioniero delle sue parole, arbitrarie e inefficaci.

Dialogo senza senso tra due individui.
A: Sono stanco.
B: Animo! Non siate pigro, la posta in gioco è troppo alta.
A: Voglio uscire da qui.
B: Dopo. Prima ditemi cos’è questo ….(mostra un anello)
A: Quello è un anello. Un dannatissimo anello.
B: Bravo, è un anello. Sapreste anche dirmi cosa c’è dentro l’anello? Che cosa circoscrive?
A: Dentro l’anello? Niente, maledizione. Il vuoto! Non c’è nulla dentro l’anello.
B: Il vuoto, naturalmente. Ma, ammesso che il vuoto e il nulla in questo caso siano la stessa cosa, mi sembra strano che voi diciate che il nulla c’è …. se fosse nulla non ci sarebbe, non vi pare? Quindi qualcosa c’è! Assegniamogli un nome a questo vuoto, a questo nulla …. ma che sia esattamente il vuoto che si riferisce a questo anello, cosicché io non debba confonderlo con il vuoto che c’è negli altri anelli.
A: Voi avete voglia di scherzare.
B: Mai stato più serio. Pensateci vi assicuro che quella parola esiste.

E’ impossibile non comunicare: qualsiasi rapporto umano è una forma di comunicazione. Qualunque atteggiamento assunto da un individuo, diventa immediatamente portatore di significato per gli altri.
L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutto valore di messaggio: influenzano gli altri che, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.

La comunicazione e la non-comunicazione conducono fuori strada chi prende parte a un dialogo, a una conversazione. Non sempre il reale significato di un dialogo è colto da due che si esprimono, portando così alla falsità, cosciente o inconscia, di una o di tutte e due le parti. Insomma la  realtà, termine singolare, è plurale.
«Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai!» (Luigi Pirandello – Sei personaggi in cerca d’autore ).

Ci troviamo immersi in costanti limitazioni che non ci portano tanto ad una comunicazione insoddisfacente, quanto ad UNA TOTALE ASSENZA DI ESSA. Spesso si è incapaci di ricostruire un discorso, e non si riesce a confluire verso un’identica costruzione del senso. Si aggiunga il rifiuto volontario di qualunque forma di relazione con l’altro, che spinge perciò ad evitarlo e, soprattutto, a contestarlo senza una reale comprensione.

Il vero problema quindi è nella COMUNICAZIONE e ancora di più nella NON - COMUNICAZIONE. 

E' proprio vero che la comunicazione perfetta esiste ed è un litigio? 
 

Quindi l’umanità è condannata ad un puro scambio di segni e simboli, a cui però non sempre corrispondono gli stessi significati per l’altro? La comunicazione raggiunge una completa inutilità, diventando del tutto vuota e priva di significato? 
Sulla comunicazione si basa l’ESSENZA DELLA SOCIETA', di conseguenza l’ASSENZA DI CONUNICAZIONE crea confusione tra gli esseri umani.  

Se la comunicazione si riduce a una incessante dialogare tra sordi, gente che non si comprende, è una non comunicazione 
Incomunicabilità come inaridimento della società, ogni relazione porta conflitti, incomprensioni,  reciproche negazioni e antagonismi.
Sembra così banale, ma NELLE RELAZIONI, BISOGNA COMUNICARE.


Ma che cosa è alla fine la comunicazione? Non è ciò che diciamo, bensì quello che arriva agli altri: parte non dalla bocca che parla, ma dall'orecchio che ascolta.

MA DOVE TROVERETE MAI IL TEMPO DI NON LEGGERE TANTE COSE?!!!!!!!!!!!!!!

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